Scusa ma ti chiamo amore

studenti in delirio

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stregalucente
view post Posted on 29/1/2008, 20:44




Solo cento studenti ammessi all´incontro delle medie Palazzeschi. Quasi un assalto il pomeriggio alla Fnac. Gli organizzatori "La partecipazione di Torino non ha eguali, il calore della gente è impressionante"
di Federica Cravero

Raoul Bova con le fans alla scuola PalazzeschiUno esuberante e chiacchierone. L´altro timido e pacato. Uno l´idolo delle ragazzine, l´altro pure. La coppia Federico Moccia-Raoul Bova ieri ha messo in subbuglio la città con la tappa torinese del tour promozionale che porta in tutta Italia il nuovo film Scusa ma ti chiamo amore, di cui Bova è protagonista e Moccia è regista, nonché autore dell´omonimo libro da cui è tratto.

Ragazzine in delirio, le signore ancora di più. Le prime che si allungano per porgere ritagli di giornale da autografare, le altre che sgattaiolano tra la folla e si avvicinano fino alla portiera della Bmw blu per salutare il bell´attore, con una nonchalance che impressiona anche guardie del corpo abituate un po´ a tutto. «La partecipazione che abbiamo trovato a Torino non ha eguali - commentano gli organizzatori - Sarà perché il film è già uscito e moltissimi lo hanno già visto, ma il calore della gente è impressionante». Al mattino il cast del film - oltre a Moccia e Bova c´erano Michela Quattrociocche (Niki nel film), Michelle Carpente (Diletta), Francesca Ferrazzo (Erica) e Francesco Apolloni (Pietro) - si è presentato alla scuola media Aldo Palazzeschi, in via Lancia 140 dove ha incontrato un centinaio di adolescenti, su 750 studenti. Una selezione fatta per ragioni di sicurezza, che ha premiato gli allievi della seconda e costretto gli altri ad affacciarsi dalle finestre del pian terreno per strappare un autografo, un bacio e una foto all´attore protagonista. Pochi saluti di rito, poi via alle domande. A volte impacciate per l´imbarazzo, tanto che Moccia ne ha subito approfittato, come nemmeno Fiorello nella sua imitazione avrebbe saputo fare, per ironizzare sul titolo di un prossimo libro Scusa ma ti chiamo emozione. Si parte da come i protagonisti hanno iniziato a fare gli attori: Bova dopo aver nuotato a livelli agonistici per 16 anni era a caccia di stimoli e ha provato con la tv e il teatro, la sua compagna nel film, Michela Quattrociocche, l´anno scorso ha finito il liceo ed è stata subito scritturata per il film. «Fino a poco tempo fa ero come una di voi, che andava a cercare l´autografo degli attori. Adesso continuo a studiare, ma bisogna inseguire i propri sogni, e fatelo anche voi. Anche se i vostri genitori o i professori vi ostacolano voi dovete crederci fino in fondo. E fare quello che volete», dice l´attrice diciannovenne a studenti che non aspettano di sentirsi dire altro.



Ma il fulcro della questione è quell´amore tra un adulto e una ragazzina che ha fatto tanto discutere. «Se dovessi innamorarmi di una diciassettenne? Molte sono più mature della loro età - racconta Bova - ma magari lei non si innamorerebbe di me». E giù fischi. «Queste cose accadono - ha spiegato Federico Moccia - abbiamo ricevuto centinaia di confidenze sul blog di ragazze innamorate di uomini maturi ed è una società ipocrita quella che non vuole accettarlo. I ragazzi devono raccontare i loro sentimenti, soprattutto le famiglie li devono ascoltare, invece non succede. Quando tornano a casa da scuola va sempre tutto bene, poi nei blog stanno sempre tutti male». Applausi. Soprattutto dagli insegnanti. «Sono contento che i libri che scrivo piacciano agli adolescenti, ma io li scrivo soprattutto per gli adulti. E se la critica fa polemiche sulle storie che scrivo, io dico che è il pubblico il più grande critico», ribadisce Moccia. E un´insegnante racconta che sì, era stata un po´ perplessa quando dopo l´estate una sua allieva aveva voluto stendere una relazione sul libro di Moccia, ma poi si è ricreduta. Altri applausi. E un´altra ha detto di aver visto il film con amiche coetanee e di averlo trovato «un ritratto molto fresco, delicato e pulito, senza volgarità, un invito a combattere l´ipocrisia». Pregiudizi che cadono, ancora applausi, questa volta del cast per la professoressa.

Peccato che a rovinare la festa torinese si sia messa la febbre che ha steso Raoul Bova e gli ha impedito di partecipare al pomeriggio all´incontro fissato alla Fnac delle Gru, a Grugliasco. Cinquecento ragazzine in attesa. Ma anche molte donne fatte. «Non le capisco, Bova andava già ai miei tempi. Ed è sempre rimasto il ragazzo timido e con i piedi per terra, per quello lo adoro». Due svenimenti per il caldo. Gente che si arrampicava sugli scaffali o sulle pile di libri per aspettare Raoul. E Moccia no? «Chi? Riccardo Moccia, ah no, Federico. Riccardo è Scamarcio. No, no, veniamo per Raoul Bova». Perché alla fine il «fenomeno Moccia» è nelle classifiche delle librerie e al botteghino, ma gli occhi e le fotocamere dei cellulari sono tutti per il bruno sex symbol. Così, quando tutto il cast si presenta e manca il protagonista, la folla va in delirio, spintona, minaccia, ma alla fine si arrende e inizia a dialogare con gli attori che ha di fronte, consolandosi di chiedere alla Quattrociocche quant´è bello baciare Raoul Bova.

In serata l´attore ha fatto una breve apparizione al multisala Medusa, dove una folla tenuta a bada dalle forze dell´ordine era in attesa della proiezione del film.
 
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